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L'abborto L'udienza de Monziggnore
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

ER CANE

     Er cane? a mmé cchi mm’ammazzassi1 er cane
È mmejjo che mm’ammazzi mi’ fratello.
E tte dico c’un cane com’e cquello
Nun l’aritrovi a ssono de campane.

     Bbisoggna vede2 come maggna er pane:
Bbisoggna vede come, poverello,
Me va a ttrova3 la scatola e ’r cappello,
E ffa cquer che noi fàmo4 co’ le mane.

     Ciaveressi da èsse5 quann’io torno:
Me sarta6 addosso com’una sciriola,7
E ppare che mme vojji dà er bon giorno.

     Lui m’accompaggna le crature a scòla:
Lui me va a l’ostaria: lui me va ar forno...
Inzomma, via, j’amanca la parola.8


Terni, 18 ottobre 1833

  1. Mi ammazzasse.
  2. Vedere.
  3. Trovare, per “cercare.„
  4. Facciamo.
  5. Ci avresti ad essere.
  6. Mi salta.
  7. Ciriola.
  8. Cioè: “non gli manca che la parola.„

Note

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