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Er rifuggio Le vorpe
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832

ER CARZOLARO DOTTORE

     Ma ccome s’ha da dì: ggira la terra,
Cuanno che Ggiosuè cco ddu’ parole
Disse: “In nome de Ddio, fermete, o ssole,
Fermete, cazzo!, e ffa’ ffinì la guerra„?

     Pe’ rraggionà ccusì cce vò una sferra
Che ppijji le tomare pe’ le sòle.1
Chi nnun za che a Ppariggi in Inghirterra
Sanno st’istoria cqui ttutte le scole?

     Cuanno che mme dirai che ppe’ st’arresto
De sole se metterno2 in cuarche ppena
L’antri che ll’aspettaveno ppiù ppresto,

     Cqua la raggione è ttua: perchè er divario
Mutò ll’ore der pranzo e dde la scéna,3
E bbuggiarò li conti der lunario.


Roma,5 dicembre 1832

  1. Prende il tomaio per la suola.
  2. Si misero.
  3. Cena, con la c strisciata, del secondo grado.

Note

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