Questo testo è incompleto. |
◄ | Li vitturini de piazza | La partenza pe la villeggiatura | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
ER COMPRIMENTO A LA SIGGNORA
Fatt’è che quanno in ne l’usscì1 da messa
J’ho ddetto co’ ’na bbella ariverenza
“Serva de vusustrissima, Eccellenza„,
Lei me s’è mmessa a rride,2 me s’è mmessa.
Eh, ppe’ ggarbo co’ mmé cce vò ppascenza:3
Io voi nun me guardate che ssò4 ostessa,
Ché cquarche pprincipessa e pprincipessa
Pò vvenicce5 a imparà la conveggnenza.
Eppoi j’ho ddetto: “E sta regazza ch’essce
È la sua e dder zu’ siggnor marito?
Com’ha spigato! Eh, la mal’erba cressce.„6
Er ride7 allora a llei je s’è infortito
Che sguizzolava tutta com’un pessce:
Seggno ch’er comprimento l’ha ggradito.
23 settembre 1835
- ↑ Nell’uscire.
- ↑ A ridere.
- ↑ Con me ci vuol pazienza, convien cedere.
- ↑ Sono.
- ↑ Può venirci.
- ↑ Questo proverbio volgare si ascolta applicare frequentemente con una sorprendente bonomia, quasi una frase che spiegasse in semplice e general modo ogni aumento della viva natura.
- ↑ Il ridere.
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.