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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1830
ER CONFORTATORE1
Sta notte a mmezza notte er carcerato
Sente uprì er chiavistello de le porte,
E ffasse2 avanti un zervo de Pilato
A ddijje:3 “Er fischio4 te condanna a mmorte.„
Poi tra ddu’ torce de sego incerato,
Co’ ddu’ guardiani e ddu’ bbracchi de corte,5
Entra un confortatore ammascherato,6
Coll’occhi lustri e cco’ le guance storte.7
Te’ l’abbraccica8 ar collo a l’improviso,
Strillanno: “Alegri, fijjo mio: riduna
Le forze pe’ vvolà ssu in paradiso„.
“Che alegri, c....! alegri la luna!„
Quello arispónne: “Pozziate èsse acciso;9
Pijjatela pe’ vvoi tanta furtuna.„10
Roma, 13 settembre 1830.
- ↑ [Questo sonetto fu scritto tra un’esecuzione capitale avvenuta l’11 e due altre avvenute il 25 settembre 1830. Della prima così parla il principe Agostino Chigi nel Diario inedito che si conserva nella Chigiana: "Questa mattina è stato giustiziato a Ponte col taglio della testa un giovane frascatano reo di omicidio commesso dentro le carceri. Egli, quando sono andati questa notte i Guardiani a prenderlo nella segreta, ne ha ferito uno con un mattone nella testa, ed un altro mortalmente in un fianco con un cucchiaio di legno da lui aguzzato e di cui pare sia restata una parte nella ferita. Dopo aver fatte e dette mille stravaganze tutta la notte, finalmente questa mattina, giunta l’ora d’andare al patibolo, si è confessato e comunicato come Dio ha voluto.„]
- ↑ Farsi.
- ↑ Dirgli.
- ↑ [Il fisco.]
- ↑ Due birri.
- ↑ Coperto del suo sacco di confratello di S. Giovanni Decollato, con cappuccio.
- ↑ In espressione di studiata compassione.
- ↑ Abbraccia. [S'usa anche nell'Umbria e a Siena.]
- ↑ [Questo participio è napoletano; ma i Romaneschi l'usano spesso, invece del loro ammazzato.]
- ↑ [“Ah riguardate„ (diceva il confortatore, probabilmente il Principe di Palestrina, a uno de' due fratelli Missori, mandati al patibolo il 15 gennaio 1685), “riguardate pure un poco il vostro Redentore sopra di una croce inchiodato, tutto mansueto e piacevole, che a sè vi chiama con le braccia aperte, vi attende per abbracciarvi: o cari amplessi, o dolci inviti, e che potete voi più bramare? — Oh signore, replicò il Missori, sempre crollando il capo, — voi sapete molto ben dire, et anch' io saprei confortare altrui, ma mi si rende impossibile confortar me stesso.„ Relazione ecc. della marchesa Massimi, in Ademollo, Le Giustizie a Roma; Roma, 1881; pag. 161.]
Note
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