Questo testo è incompleto. |
◄ | Er poscritto (1831) | La stiticheria | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831
ER CORNUTO.
Ch’edè, sor testicciola de crapetto?
Da sì cche1 vvostra mojje annò a Ssan Rocco,2
Avete arzato un’aria de sscirocco3
4E un muso duro da serciate4 in petto!
Parlo co’ vvoi, eh sor cacazibbetto:5
Volet’èsse chiamato cór batocco?6
Co’ ttutto che7 ssapémo de lo stocco
8Che ttienéte agguattato8 in ner corpetto.
Sor piovìccica9 mia, qui nun ce piove,
Potréssivo cavàvve la frittella,10
Tanto avete la testa in Dio sa ddove.
12Ma lo sapémo che ttienéte quella
Drento a la torre de Capo-de-bbove
Coll’antra de Sciscilia Minestrella.11
A Strettura, la sera de’ 29 settembre 1831.
- ↑ Da quando.
- ↑ Ospedale per le donne che vogliono partorire segretamente.
- ↑ [Cioè:“grave, pesante„.]
- ↑ Selciate: [“pietrate„, o più propriamente“colpi di selci„, che son quelle piccole pietre riquadrate, con cui si lastricano le vie di Roma.]
- ↑ Presso i Romaneschi significa: “uomicciattolo di niun conto„ o “ragazzaccio„.
- ↑ [Batocchio, battaglio.]
- ↑ Benchè.
- ↑ [Acquattato, nascosto.]
- ↑ Nome di scherno. [Dal verbo pioviccià, piovigginare.]
- ↑ La berretta.
- ↑ Il sepolcro di Cecilla Metella sulla via Appia è chiamato Capo di bove, per motivo de’ crani bovini che vi sono scolpiti d’attorno.
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.