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Le suefazzione L'immaggine e ssimilitudine
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

ER FAGOTTO PE L'EBBREO

     Ecco che cce s’abbusca1 a sservì ddonne,
Massimo2 quanno so’ cciucce3 da some.
Lei m’aveva da dì nnome e ccoggnome,
Perch’io nun me sciavésse da confonne.4

     Lei però, ssecca secca, m’arisponne
“Se5 chiama Aronne„. “Sì,„ ddico, “ma ccome...„
E llei da capo m’aripete er nome,
E mme pianta strillanno: “Aronne, Aronne„.

     A sta risposta io me n’aggnéde6 in Ghetto,
E ar prim’Aronne che mme fu inzeggnato
Je lassai la pilliccia e ’r fazzoletto.

     Oh cc....! ho da capì pper incantesimo?!
Lei m’aveva da dì ppuro7 er casato
E nnò ssortanto er nome de bbattesimo.8


7 dicembre 1834

  1. Quel che ci siFonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte guadagna.
  2. Maxime.
  3. Sono asine.
  4. Non mi avessi da confondere.
  5. Si.
  6. Me ne andai.
  7. Pure.
  8. Il nostro popolo non conosce altro nome proprio, che quello che si impone alla fonte battesimale.

Note

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