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Sentite, e mmosca Er fagotto pe l'ebbreo
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

LE SUEFFAZZIONE

     Io me sò1 avvezzo a ttutto in vita mia,
fora c’a cquella porca de piggione.
Pe’ cquanto abbino fatto, Annamaria,
nun ciò2 ppotuto mai pijjà ppassione.

     A st’usanza che cqui, nnun zo cche ssia,
addrittura nun ciò indisposizzione.
Propio me sa dd’antipaticheria:
propio nun me sce sento vocazzione.

     Pe’ ’n esempio, li frati a ppoc’a ppoco
s’avvezzeranno tutti ar rifettorio,
ar zuscidume,3 a la pigrizzia, ar gioco.

     Cottuttosciò,4 mme ggiura un Cappuccino
che nun fanno mai l’ossa a cquer martorio
de sentisse5 svejjà pp’er matutino.

7 dicembre 1834

  1. Mi sono.
  2. Non ci ho.
  3. Sucidume.
  4. Con tutto ciò.
  5. Di sentirsi.

Note

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