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Er penurtimo sagramento, e quarc'antra cosa Er cacciatore
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti senza data I

ER FATTO DE LA FIJJA.

     Lui, propio er mercordì de carnovale,
La trova: je tiè dd’occhio: je va appresso:
L’arriva sur portone: ar temp’istesso
4Je parla: l’accompaggna pe’ le scale:

     Senza nemmanco dimannà er permesso,
Entra co’ llei: la tira p’er zinale:1
Doppo tre ggiorni lei se sente male...
8Bbasta, è ssuccesso poi quer ch’è ssuccesso.

     E pperch’io sbattajjai,2 doppo tre mmesi
Er zor Contino me mannò ssei scudi!...
11Voressi tu cche nu’ l’avessi presi?

     Li pijjai perch’è un fijjo de famijja;
Ma, ddico, sei scudacci iggnud’e ccrudi
14Pe’ l’onore che sso’, povera fijja?



Note

  1. [Per il grembiule.]
  2. [Strepitai, mi feci sentire. Dicono anche: sbaccajjai.]

Note

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