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Le dimanne a ttesta per aria La mojje ggelosa
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

ER FIJJO TIRAT'AVANTI

     Tra er negozzio de stracci e ll’osteria
Psè, aringrazziam’Iddio, tanto la strappo.1
Co cquer c’abbusco a Rripa, e cquer c’acchiappo2
Traficanno cqua e llà, se3 tira via.

     Lasseme4 intanto venì ssù cquer tappo,5
Quer mi’ raponzoletto de Mattia,
E allora poi, deo grazzia, a ccasa mia
C’entrerà ttanto da poté ffà er vappo.6

     Mó adesso studia e vva a l’Iggnorantelli7
A ffàsse8 omo; e ggià ssur cartolare
Co la penna sce fa ssino l’uscelli.

     Le lettre lavorate se le spifera9
Co ’na lestezza e bbravità, cche ppare
Monziggnor Zegretario de la Zìfera.10

9 febbraio 1835

  1. Tanto, campo alla meglio.
  2. Prendo, guadagno.
  3. Si.
  4. Lasciami.
  5. Quel ragazzetto.
  6. Da potere sfoggiare.
  7. Scuole Cristiane, o Ignorantelli, guidate da certi frati laici e senza voti, i quali insegnano lettura, calligrafia e aritmetica.
  8. Farsi.
  9. Se le fa.
  10. Cifra.

Note

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