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Sant'Ustacchio Er pranzo de li Minenti
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831

ER GRAN GIUDIZZIO DE SALAMONE

     Tu inzomma té lo spenni pe’ sbrillacco1
Er giudizzio che ffesce Salamone?
Io sce vorìa vedé l’Abbate Sacco,2
O er presidente nostro de l’Urione!3

     Tramezzo a ddu’ donnacce cannarone,4
Zuppo,5 arrochito,6 sscelonito,7 stracco,
Pe’ ttirà ffòra er torto e la raggione.
Com’aveva da fà? Vvenne a lo spacco.

     Perchè, ttu dichi, nun guardò ar casato
E ar nummero dell’anno e dder millesimo
In tutt’e ddua le fede der curato?

     Ecco mo indo̍ve io te darebbe er pisto!8
Dunque t’arriva novo, eh?, cche er battesimo
Fu, doppo, un’invenzion de Ggesù Cristo?


Terni, 7 ottobre 1831

  1. Bislacco.
  2. Il giudice privativo de’ poveri mercenarii. Si chiama sempre l’Abbate Sacco, dal nome o dal primo che esercitò quella magistratura, o di uno che vi si distinse.
  3. Rione. [Cfr. il sonetto: Li sparagni, 8 dic. 82]
  4. Gridatrici con gran voce. [Cfr. la nota 5 del sonetto: Li canti
    ecc., 26 sett, 35.]
  5. Bagnato, per “sudato„.
  6. Rauco.
  7. Stordito.
  8. [La bastonatura. Da pistà, pestare.]

Note

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