Questo testo è incompleto.
Un rompicollo Le nozze scuncruse
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1847 e 1849

ER GUARDAPORTONE

     Io me n’entravo co’ la pasce mia,
Quanno da un bussolotto in d’un cantone
Sarta fora er munzù gguardaportone,
Disce: “Che vvolevù? psch, marcé vvia.„

     “Ihì, ddico, e cch’edè ttant’arbaggia?
Lei impari a ddistingue le perzone.„
Disce: “Vu sè un gianfuttre„, e ccór bbastone
Me stava pe’ stirà la bbiancheria.

     “Sete un gianfutre vói, dico, sor utre
De ventaccio abbottat’ar cimiterio:
Voi, parlanno accusì, ssete un gianfùtre.„

     Come finì? Finì c’a sta schifenza
Bbisoggnava arispònneje sur zerio.
Ma cche vvòi che fascessi? usai prudenza.

31 gennaio 1847

Note

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