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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1837
ER PADRONE BBON'ANIMA
È ito in paradiso. Morze1 jjeri,
Povero galantomo, in d’un assarto
D’àsima2 a ttredisciora3 men’un quarto
Quann’io stavo ssciacquanno li bbicchieri.
Tutto pe’ ccausa de st’infame apparto
De li letti da dà4 a li granattieri.
Eh, sposa5 mia, sò6 stati li penzieri,
Che ffanno peggio de mazzola e squarto.
Nun c’è rrimedio,7 lui, fin dar momento
Che pprincipiò a rrimette8 de saccoccia
Parze9 un pezzo de lardo a ffoco lento.
S’era arrivato a strugge10 a ggoccia a ggoccia
Che in ne li panni sce bballava drento
Come una nosce11 secca in ne la coccia.12
4 marzo 1837
- ↑ Morì.
- ↑ D’asma.
- ↑ A tredici ore.
- ↑ Da dare.
- ↑ Pronunziata colla o chiusa.
- ↑ Sono.
- ↑ Non v’è replica: è certo.
- ↑ A rimettere.
- ↑ Parve.
- ↑ Struggere.
- ↑ Noce.
- ↑ Nel guscio.
Note
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