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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
ER PARCHETTO COMMIDO
Le commedie nun zò mmica funzione,
Quilibbri, pantomine e bball’in corda,
Che le possi capì lla ggente sorda
Sibbè stanno1 lontano dar telone.
E ppe’ cquesto la sera a Ppalaccorda2
Pijjo er pparchetto de dietro ar violone
Dove se3 sente comichi e ssoffione4
E sse gode l’orchestra quann’accorda.
Quer parchetto lo chiameno er prosscenico,
Pe’ vvia5 che sta da un de li du’ capì
Der teatro, viscino ar parc’osscenico.
E mmica è vvero che nun ce se capi,6
Perch’io, lei,7 Toto,8 Meo,9 Bbiascio e Ddomenico
Sce stamio10 tutt’e ssei com’e ssei Papi.
3 febbraio 1835
- ↑ Sebbene stando.
- ↑ Teatro inferiore di Roma.
- ↑ Si.
- ↑ Suggeritore.
- ↑ Pel motivo.
- ↑ Non ci si capisca.
- ↑ Mia moglie.
- ↑ Antonio.
- ↑ Bartolommeo.
- ↑ Ci stavamo.
Note
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