Questo testo è incompleto.
Li polli de li vitturali Antro è pparlà dde morte, antro è mmorì
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

ER POVER'OMO

     È una spesce1 de quer che mm’è2 successo
A mmé, llì da l’Impresa a la Missione.
Passava un prelatino; e un lanternone3
De decanaccio4 je vieniva appresso.

     Io je stese5 la coppola; e cquer fesso6
Sai che mme disse? “Fatica, portrone.
Ma eh? ssò7 ppropio sscene? Er bove adesso
Disce cornuto all’asino.8 Ha rraggione.

     Dimme9 portrone a mmé, ppe’ ccristallina,10
Che cquanno viè11 la sera che mme corco
Nun me sento ppiù ll’ossa de la schina!12

     Mentre che llòro, fijji de miggnotte,13
Fanno la vita der Beato Porco
Tra annà in carrozza, maggnà, bbeve14 e ffotte.

29 ottobre 1833

  1. Specie.
  2. Mi.
  3. Lanternone dicesi ad uomo lungo e mal fatto.
  4. Servitoraccio.
  5. Gli stesi.
  6. Quello sgarbato.
  7. Sono.
  8. Proverbio.
  9. Dirmi.
  10. Giuramento modificato.
  11. Viene.
  12. Schiena.
  13. Bagasce.
  14. Bere.

Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.