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Le risate der Papa La Causa Scesarini
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

ER PRANZO DER VICARIO

     Nun è er primo Vicario né er ziconno
Che dde viggijj’e ttempora se sbajja,
E cconfonne er merluzzo co’ la quajja,
L’arenga e ’r porco, la vitella e ’r tonno.

     Fijjo, li Cardinali de sto monno,
E ttant’antra conzimile canajja,
Tiengheno la cusscenza fatta a mmajja
Da potella stirà ccome che vvonno.

     E cquesti sò cquell’uteri1 de vento
Che ss’ha d’accompaggnalli co’ le torce
Come fussino un antro2 Sagramento!

     Capàsci a un pover’omo che cce storce3
De fasselo4 dà in tavola ar momento
Cuscinato in guazzetto, o in agr’e ddorce.

17 novembre 1834

  1. Otri.
  2. Altro.
  3. Ci storce: ripugna.
  4. Di farselo.

Note

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