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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1836
ER RIFRESCO DER ZOR GIACHEMO1
Serva sua, siggnor Giachemo. È ppremesso?2
Se pò entrà?3 Ccome va la partoriente?
Oh mmanco male, via, nun zarà ggnente.
Dio la conzòli co’ mmill’antri4 appresso.
E er pupetto? Che nnome j’hanno messo?
Perchè, inzomma, vedenno tanta ggente,
Me vojjo figurà nnaturarmente
Che ll’hanno, dico, bbattezzato adesso.
E cchi ha aùto,5 s’è lléscito, l’avvanto6
D’èsse7 er compare? Ih, gguardi, er zor Cassciano!
Me n’arillegro tanto, tanto, tanto.
Dunque lei je lo dàssivo8 pagano
E llui cór un po’ d’acqua e dd’ojjo santo,
Eccolo llì, vve l’aridà9 ccristiano.
22 febbraio 1836
- ↑ Il rinfresco del signor Giacomo.
- ↑ È permesso?
- ↑ Si può entrare?
- ↑ Con mille altri.
- ↑ Avuto.
- ↑ Il vanto.
- ↑ D’essere.
- ↑ Glielo daste.
- ↑ Ve lo ridà.
Note
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