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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
ER VISTÌ DE LA GGENTE.
Nun concrude:1 vedete Sarafina?
Co’ cquella bbella su’ disinvortura,
Lei un straccio ch’è un straccio je figura:
Se2 mette un corno e ppare una reggina.
A l’incontrario poi sc’è la spazzina3
Che, ppò pportà cqualunque accimatura,4
È un pajjaccio vistito, fa ppavura,
La pijjate pe’ un sacco de farina.
S’intenne: tutto sta nne la perzona.
Chi è sverta5 com’e nnoi, la peggio robba
Je s’adatta e jje sta ccome la bbona.
Dateme invesce un tripponaccio grosso,
Una guercia, una ssciabbola,6 una gobba:
Oggni galan tarla je piaggne addosso.
13 settembre 1835.
- ↑ [Non conclude: non vuol dire.]
- ↑ Si.
- ↑ [Merciaia.]
- ↑ [Abbigliamento studiato.]
- ↑ Svelta.
- ↑ [Una storta.]
Note
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