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L'arte moderne Perummélo, dímm'er vero
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

ER ZOLE NOVO

     Lo disceveno a ppranzo, è vvero Nina?,
Che mmó, ppe’ alluminà strade e ppalazzi
S’abbruscia un fil de carcia1 fra ddu’ cazzi2
E la sera3 diventa una matina.

     Disce che sta scuperta chimichina4
Se pò ppuro5 addoprà da li regazzi;
E in Inghirterra trall’antri6 rimpiazzi
L’hanno appricata ar Farro de Missina.7

     Disce che cco sta carcia, pe’ le scòle,
Quanno arimane nuvolo, arimane,
Ce fanno inzino er negroscopio a ssole.8

     Dunque mó cco sta lusce nun fa un corno9
Si10 ppiove, e cce pòi fà le mediriane11
Pe’ rrimette12 l’orloggi a mmezzoggiorno.

22 agosto 1835

  1. Si brucia un pezzolin di calce.
  2. Fra due gaz.
  3. Si avverta che per sera intendesi in Roma, propriamente, le prime ore della notte.
  4. Chimica.
  5. Si può pure.
  6. Fra gli altri.
  7. Al Faro di Messina.
  8. Sino il microscopio a sole. Comprendesi di leggieri che la portentosa scoperta della quale il nostro buon romanesco intese parlare servendo a tavola il suo padrone, è quella del calciossidrogeno, accaduta recentemente in Londra. Di questo nuova fonte di sfolgorantissima luce è celebre l’applicazione fatta in Inghilterra al sistema de’ microscopi solari, e la sostituzione alle lampade d’Angand, con meraviglioso successo tentata da Drummond nel Faro di Purfleet.
  9. Non nuoce.
  10. Se.
  11. Ci puoi fare le meridiane.
  12. Per rimettere.

Note

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