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Strofe
Alta la tua minaccia
suona, e pure alcun v’è che non la cura,
o tu che d’Argo estraneo,
giungesti: i nostri cuor non impaura
la tua millanteria.
Deh, questo mai non sia
nella insigne pei cori inclita Atene.
Tu sei folle, e di Stènelo
il figlio1, che lo scettro in Argo tiene.
Antistrofe
Ché, giunto ad un’estranea
città, che ad Argo in valentia non cede,
questi dei Numi supplici
che alla nostra città volsero il piede,
tu, foresto, trascini,
né del mio sire agli ordini t’inchini,
né fai del tuo diritto almeno un cenno.
Come diran lodevole
la tua condotta, quanti abbiano senno?
Epodo
E a te, demente principe
dico: se muovi contro la mia terra,
fortuna non avrai come t’illudi.
Non tu soltanto cuspidi
possiedi, o bronzei scudi.
O amante della guerra,
con l’armi non sarà che mai tu stermini
la città che protetta
è dalle Grazie: affrena or la tua fretta.