Questo testo è completo. |
◄ | Capitolo VIII | Capitolo X | ► |
SOCRATE Dunque, maraviglioso uomo, non m’hai risposto a quel che volevo io; ch’io non t’avevo dimandato che è quello che possa essere a un medesimo tempo santo ed empio. Ciò ch’è caro agl’Iddii, si vede, è altresí odioso agl’Iddii. Onde, Eutifrone, quello che tu ora fai dando addosso a tuo padre, non fa specie se a Giove sia caro, e a Crono e Urano sia odioso; caro a Vulcano, e odioso a Giunone; e similmente se gli altri Iddii chi ci veda bianco e chi nero.
EUTIFRONE Ma in questa faccenda, cioè se convenga punire un che ammazza un altro a torto, son sicuro, Socrate, che nessun degli Iddii dissente dall’altro.
SOCRATE O bella! che hai tu sentito alcun degli uomini far questione se si abbia o no a punire un che ammazzi a torto o commetta altra birbonata?
EUTIFRONE Altro! dovunque, ancora qui in tribunale: anzi sono i piú birbanti quelli che ne dicono e fanno d’ogni colore tanto per iscansare la pena.
SOCRATE Ma ne convengon essi delle birbonate?, e, convenendone, han la faccia di dire che non le han da scontare?
EUTIFRONE No, no!
SOCRATE Per tanto non è vero che ne dicano e ne faccian d’ogni colore, perché non ardiscono far quistione, che, se han commesso male, non l’hanno a scontare, ma dicono solo che male non ne han commesso. È vero?
EUTIFRONE Vero.
SOCRATE Dunque, quanto al doversi punire chi commette male non ci disputano su, ma solo disputano di chi commette il male, come e quando.
EUTIFRONE Dici vero.
SOCRATE Or il caso degl’Iddii è proprio questo, se, come di’ tu, s’azzuffano e si rampognano l’un l’altro d’aver fatto ingiustizie; perché, quanto all’altra cosa, non c’è né Dio né uomo che ardisca dire che non si dee castigare un che commette male.
EUTIFRONE Qui hai ragione, Socrate, e il nodo sta proprio qui.
SOCRATE Ma se disputano, disputano dei fatti e Dii e uomini (se pur disputano gl’Iddii), in quanto che gli uni li giudicano giusti, gli altri iniqui. Non è cosí?
EUTIFRONE Cosí.