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Penna immortal, che col tuo volo arrivi
Questo testo fa parte della raccolta Poesie di Girolamo Preti

XII

L’ORIUOLO

     Fabricando sonora e viva mole
arte si mosse ad emular natura,
ché, se diede natura il moto al sole,
questa il moto del Sol segue e misura;
se eternamente il ciel girar si suole,
il giro anco di questa eterno dura,
e ciò che faccia il Sol, nasca o tramonte,
mostra, nunzia fedele, in voce e ’n fronte.
     Grave al canape torto il piombo appeso,
aspirando al suo centro, in aria pende
contro al piombo maggior piú lieve a un peso,
e con moto contrario un sale, un scende.
La machina dal pondo a lei sospeso
quasi da intelligenza il moto apprende;
ché, girando la fune un polo immoto,
dá un sol motore a cento moti il moto.
     Come sfera maggiore in ciel s’aggira,
che col suo cerchio i minor cerchi abbraccia,
e le tonanti sfere al corso tira,
che del corso di lei seguon la traccia;
cosí ruota maggior qui seco gira
ruote minori e col fuggir le caccia,
e, come appunto i cieli, intorno ruota
corso a corso contrario e ruota a ruota.
     Girasi un orbe e con tenaci denti
muove sospesa in alto instabil libra.
Questa de l’ore il tempo e dei momenti
quasi con giusta lance appende e libra:
tarda i moti veloci, affretta i lenti,
l’un de’ bracci ritira e l’altro vibra,
e, mentre è mossa, altrui muove e governa,
e pari il moto a la quïete alterna.

     Poiché volubil cerchio in giro è corso
ai confini de l’ore e tocco ha il segno,
scocca tenace ferro e scioglie il morso,
che al fuggir d’altre ruote era ritegno.
Movonsi i poli in giro, i giri in corso,
e sembran in girar fremer di sdegno,
ché rauco un mormorio precede al suono
com’anzi il fulminar mormora il tuono.
     Ferro percotitor s’alza pesante
sovra il cavo metallo e d’alto piomba:
tuona ai colpi di lui squilla sonante,
che a le guerre del tempo è quasi tromba;
tromba, che a noi funesta e minacciante
numera quanti son passi a la tomba,
gridando a l’uomo, al numerar de l’ore,
che, quanto ei vive piú, tanto piú muore.
     Stella, quasi cometa errando intorno,
gl’interni giri in suo girar seconda,
che morte annunzia in distinguendo il giorno
col suo raggio mortal, lingua faconda.
Cosí la mole al mentitor fa scorno,
mentre fa che la lingua al cor risponda;
né, simulando il vero entro sepolto,
quel che cela nel sen scopre nel volto.

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