< Facezie (Poggio Bracciolini)
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Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
CLVI. Di un Fiorentino che era fidanzato colla figlia d’una vedova
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CLVI

Di un Fiorentino che era fidanzato

colla figlia d’una vedova.


Un Fiorentino, che si reputava furbo, erasi fidanzato colla figlia di una vedova e veniva spesso, come è costume, alla casa di lei; un giorno che la madre non v’era, egli si godè la fanciulla. Quando quella tornò, seppe tutto ciò che era avvenuto dal viso della figlia, e prese a rimproverarla acerbamente, dicendole che avea disonorata la casa e conchiudendo in ultimo che quel matrimonio non si sarebbe conchiuso e che ella avrebbe fatto ogni sforzo per scioglierlo. Tornò il giovane quando la sua futura suocera era uscita, come e’ soleva fare, e quando vide la fanciulla mesta e ne chiese la causa e seppe che la madre avea deciso di dissolvere il matrimonio: “E tu, le chiese, che intendi fare?” “Di ubbidire la mamma,” rispose. “Puoi farlo, se tu vuoi,” soggiunse il giovane; e poichè ella gli chiese in qual modo poteasi ciò fare: “Poco fa, disse egli, tu sei stata di sotto; ora vieni tu sopra, chè coll’atto contrario si dissolve il matrimonio.” Ed ella acconsentì e sciolse il matrimonio. Dopo del tempo ella andò a marito ed egli prese un’altra moglie, e alle nozze di questo ella venne, e quando si videro, al ricordo delle cose passate sorrisero fra di loro; la sposa, che vide questo, sospettando a male, alla notte, chiese al marito che cosa significasse quel sorriso; egli non voleva dirlo, ma fu costretto, e confessò la sciocchezza di quella fanciulla. E allora la moglie: “Che Dio confonda colei che fu tanto matta da far capire la cosa alla madre. Che bisogno c’era di andare a dire alla mamma la faccenda vostra? So bene che io feci la stessa cosa più di cento volte col nostro servo, ma io non feci mai di ciò parola alcuna alla madre.” Tacque il marito e capì di aver avuto ciò che si meritava.

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