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FACEZIE
Di POGGIO
FIORENTINO
CARABBA
EDITORE
LANCIANO
Indice
- Facezie
 
- Prefazione
 - I. Di un povero nocchiero da Gaeta
 - II. Di un medico che curava i matti
 - III. Di Bonaccio de’ Guasci che s’alzava tardi da letto
 - IV. Di un Giudeo che si era persuaso di farsi cristiano
 - V. D’uno sciocco che credeva che sua moglie avesse due cose
 - VI. Di una vedova accesa di voglia con un mendicante
 - VII. Di un prelato a cavallo
 - VIII. Detto di Zuccaro
 - IX. Di un Podestà
 - X. Di una donna che ingannò suo marito
 - XI. Di un prete che ignorava il giorno della solennità delle Palme
 - XII. Di alcuni contadini ai quali venne chiesto dall’artefice se volessero il Cristo, che dovean per incarico comprare, o vivo o morto
 - XIII. Motto di un cuoco all’illustrissimo Duca di Milano
 - XIV. Detto dello stesso cuoco al medesimo illustre principe
 - XV. Domanda del detto cuoco al predetto principe
 - XVI. Di Giannozzo Visconti
 - XVII. Di un confronto col sarto del Visconti
 - XVIII. Lamenti che furon fatti a Facino Cane per causa di un furto
 - XIX. Esortazione di un cardinale a’ soldati del Papa
 - XX. Risposta al Patriarca
 - XXI. Di papa Urbano VI
 - XXII. Di un prete che in luogo di paramenti sacerdotali portò dei capponi al Vescovo
 - XXIII. Di un amico mio che si affliggeva che molti gli andassero innanzi ch’erano a lui inferiori per probità e per dottrina
 - XXIV. Di una femmina matta
 - XXV. Di una donna che stava sulla riva del Po
 - XXVI. Dell’abate di Settimo
 - XXVII. La sorella di un cittadino di Costanza è gravida
 - XXVIII. Detto di Lorenzo prete Romano
 - XXIX. Conversazione con Niccolò d’Anagni
 - XXX. Di un prodigio
 - XXXI. Altro prodigio di cui mi ha narrato Ugo da Siena
 - XXXII. Altro prodigio
 - XXXIII. Di un altro mostro
 - XXXIV. Graziosa facezia di un commediante su Papa Bonifazio
 - XXXV. Di un curato che seppellì un cagnuolo
 - XXXVI. Di un signorotto che ingiustamente accusò un uomo ricco
 - XXXVII. Di un frate che fece assai breve sermone
 - XXXVIII. Graziosissimo consiglio di Minaccio a un villano
 - XXXIX. Risposta dello stesso Minaccio
 - XL. Di un povero guercio che era andato per comprar frumento
 
- XLI. Di un uomo che chiese perdono a sua moglie malata
 - XLII. Di una giovinetta che accusava il marito di essere poco fornito
 - XLIII. Di un predicatore che preferiva dieci vergini a una donna maritata
 - XLIV. Di Paolo che mosse la voglia di alcuni ignoranti
 - XLV. Di un confessore
 - XLVI. Graziosa risposta di una donna
 - XLVII. Di un frate questuante che in tempo di guerra parlò di pace a Bernardo
 - XLVIII. Istoria di Francesco Filelfo
 - XLIX. Istoria di un saltimbanco narrata dal Cardinale di Bordeaux
 - L. Risposta di Ridolfo a Bernabò
 - LI. Altra risposta faceta di Ridolfo
 - LII. Come i Fiorentini esposero il ritratto di Ridolfo come di un traditore
 - LIII. Di un tal che ferì Ridolfo tirando l’arco
 - LIV. Storia di Mancini
 - LV. Di colui che portava l’aratro sulle spalle
 - LVI. Elegante risposta di Dante poeta fiorentino
 - LVII. Piacevole risposta dello stesso poeta
 - LVIII. Di una donna ostinata a chiamar pidocchioso il marito
 - LIX. Di un uomo che cercava sua moglie annegata nel fiume
 - LX. Di un villano che volea farsi nobilitare
 - LXI. Di Guglielmo che aveva un affare abbondante
 - LXII. Risposta d’una donna di Pisa
 - LXIII. Detto di una matrona che vide alla finestra le vesti di una cortigiana
 - LXIV. Avvertimento di un tale
 - LXV. Detto di un di Perugia a sua moglie
 - LXVI. Graziosissimo detto di un giovane
 - LXVII. Di uno stolto che udendo uno che imitava la sua voce credette d’essere lui stesso che parlava
 - LXVIII. D’un uom del contado che aveva un’oca da vendere
 - LXIX. Di un avaro che bebbe il piscio
 - LXX. D’un pastore che fece una falsa confessione
 - LXXI. Di un giocatore che fu messo in prigione
 - LXXII. Di un padre che rimproverava il figlio ubriaco
 - LXXIII. Di un giovane di Perugia
 - LXXIV. Del Duca d’Angiò che mostrò a Ridolfo un ricco tesoro
 - LXXV. Dello stesso Ridolfo
 - LXXVI. Motto allegro di un Perugino
 - LXXVII. Contesa di due cortigiane per una pezza di tela
 - LXXVIII. Il Gallo e la Volpe
 - LXXIX. Detto grazioso
 - LXXX. Disputa tra un Fiorentino e un Veneziano
 - LXXXI. Comparazione di Antonio Lusco
 - LXXXII. Di un cantore che disse che avrebbe cantata la morte di Ettore
 - LXXXIII. Di una donna che si mostrò quasi morta al marito
 - LXXXIV. Gioconda risposta di un cavaliere di Firenze
 - LXXXV. Di un cavalier fiorentino che aveva la moglie bisbetica
 - LXXXVI. D’un empirico che curava gli asini
 - LXXXVII. Risposta di Pietro de Eghi
 - LXXXVIII. D’un medico
 - LXXXIX. Scherzo di un veneziano che non conobbe il suo cavallo
 - XC. Detto di Razello da Bologna
 - XCI. Di un usuraio vecchio che lasciava il mestiere pel timore di perdere quello che avea guadagnato
 - XCII. D’una meretrice mendicante
 - XCIII. Di un dottore e d’un ignorante
 - XCIV. Detto del Vescovo di Aletto
 - XCV. Detto faceto di un abate
 - XCVI. Arguto motto
 - XCVII. Cose mirabili narrate dall’amanuense
 - XCVIII. Punizione meravigliosa del disprezzo de’ Santi
 - XCIX. Storia piacevole di un vecchio che portava sulle spalle l’asino
 - C. La maggior balordaggine d’un uomo
 - CI. Altra balordaggine
 - CII. Di un vecchio dalla barba lunga
 - CIII. Storia di un notaio narrata da un certo Carlo da Bologna
 - CIV. Di un dottore di Firenze che mandato ad una regina le chiese di dormir seco
 - CV. Di un uomo che vide il diavolo sotto l’aspetto di una donna
 - CVI. Altra storia narrata da Angelotto
 - CVII. Di un avvocato che ricevette fichi e pesche da un cliente
 - CVIII. Di un medico furbo quando visitava i malati
 - CIX. Di due uomini che si disputavano il denaro
 - CX. Di un medico ignorante che dall’esame dell’urina disse che una donna aveva bisogno del marito
 - CXI. Di un uomo che giacque con la moglie malata che dopo guarì
 - CXII. Di un uomo illetterato che chiese all’Arcivescovo di Milano la dignità d’Arciprete
 - CXIII. D’una donna pubblica che si lamentava di un torto fattole da un barbiere
 - CXIV. Di un frate che confessava una vedova
 - CXV. Di un uomo che si fe’ creder morto dalla moglie
 - CXVI. Di una giovane bolognese ingenua
 - CXVII. Risposta di un confessore a Bernabò Visconti a proposito di una donna
 - CXVIII. Di un servo distratto che venne caricato di soverchio peso
 - CXIX. Di uno che voleva spendere mille fiorini per esser conosciuto, e risposta che gli fu fatta
 - CXX. Facezia del celebre Dante
 - CXXI. Gioconda risposta di una donna, data ad un tale che le chiedeva se sua moglie potesse partorire dopo dodici mesi
 - CXXII. Domanda oscena di un prete
 - CXXIII. Facezia di un tale sopra l’inviato di quelli di Perugia
 - CXXIV. Degl’inviati di Perugia a papa Urbano
 - CXXV. Detto sciocco degli inviati di Firenze
 - CXXVI. Detto faceto di un certo Gian Pietro da Siena
 - CXXVII. D’un uomo che aveva comprata una veste di gran prezzo alla moglie
 - CXXVIII. Racconto grazioso d’un medico
 - CXXIX. Di un uomo che trovava l’oro dormendo
 - CXXX. Di un segretario di Federico imperatore
 - CXXXI. Di un Fiorentino che senza saperlo mangiò dell’ebreo morto
 - CXXXII. Visione di Francesco Filelfo
 - CXXXIII. Di un bevitore
 - CXXXIV. Motto faceto di Everardo segretario apostolico che uscì in un rumor di ventre al cospetto di un cardinale
 - CXXXV. Scherzo giocondissimo di un altro cardinale
 - CXXXVI. Di una donna che per coprirsi il capo si scoprì il sedere
 - CXXXVII. Istoria graziosa di un tale che mandò lettere a sua moglie e ad un mercante
 - CXXXVIII. Storia di Dante che rimproverava spesso la moglie
 - CXXXIX. Testamento di un vecchio in favor della moglie
 - CXL. Racconto di Zuccaro di una donna che chiedeva una medicina ad un prete
 - CXLI. Di un eremita che si godè molte donne
 - CXLII. Di un Fiorentino che si accomodò con la moglie di suo padre
 - CXLIII. Disputa di certi frati minori sul modo di far l’immagine di S. Francesco
 - CXLIV. Di un prete fiorentino che andò in Ungheria
 - CXLV. Risposta di un villano al padrone
 - CXLVI. Detto di un uomo ridicolo
 - CXLVII. Come un uomo che volea uccidere il porco fu deriso
 - CXLVIII. Detto di Facino Cane
 - CXLIX. Di un giovane inesperto che non si servì della moglie la prima notte
 - CL. Della moglie di un pastore che ebbe un figlio da un prete
 - CLI. Di un villano che condusse degli asini carichi di frumento
 - CLII. Detto faceto di un povero ad un ricco che aveva freddo
 - CLIII. Di un montanaro che voleva sposare una fanciulla
 - CLIV. Di un prete che chiese la decima ad una giovane
 - CLV. Di un medico che si servì della moglie di un sarto che era malata
 - CLVI. Di un Fiorentino che era fidanzato colla figlia d’una vedova
 - CLVII. Di un usuraio di Vicenza
 - CLVIII. Novella facetissima del cuoco Giannino
 - CLIX. Di un Veneto sciocco che essendo a cavallo portava gli speroni in tasca
 - CLX. Di uno sciocco Veneziano che fu deriso da un ciarlatano
 - CLXI. Di un Veneziano che andava a Treviso e che ebbe una sassata nelle reni dal servo
 - CLXII. Di una volpe che fuggiva dai cani e che un villano nascose nella paglia
 - CLXIII. Di un Fiorentino che comprò un cavallo
 - CLXIV. Facezia di Gonnella saltimbanco
 - CLXV. Altra facezia di uno che voleva diventare indovino
 - CLXVI. Di alcuni prodigi narrati a papa Eugenio
 - CLXVII. Altro prodigio
 - CLXVIII. Di un notaro fiorentino disonesto
 - CLXIX. Di un monaco che introdusse il cordone in un foro di un’assicella
 - CLXX. Orribile storia di un giovane che mangiava i bambini
 - CLXXI. Di un cavaliere fiorentino che finse di andar fuori di casa e senza saputa della moglie si nascose nella stanza da letto
 - CLXXII. Di un tale che volea farsi credere di una grande castità e che fu sorpreso in adulterio
 - CLXXIII. Sullo stesso soggetto
 - CLXXIV. Di un pover uomo che guadagnava colla barca
 - CLXXV. Di uno sciocco milanese che portò al confessore il manoscritto de’ suoi peccati
 - CLXXVI. Di un tale che andando a visitare i parenti della moglie voleva essere lodato da un amico
 - CLXXVII. Di Pasquino da Siena che disse ad uno del corpo di Stato che questo crepasse
 - CLXXVIII. Di un dottore che alla caccia parlava in latino ed era ignorante
 - CLXXIX. Di una donna che si credeva lodata udendo dire che era molto aperta
 - CLXXX. Facezia detta da una giovane che era sotto il dolore del parto
 - CLXXXI. Di uno che lodò grandemente un giovane romano
 - CLXXXII. Di molte persone che avevano diversi desiderii
 - CLXXXIII. Di un mercante che per far l’elogio della sua donna diceva che non aveva mai fatto rumori per di dietro
 - CLXXXIV. Sapientissima risposta ad un calunniatore
 - CLXXXV. Faceta risposta che si può applicare a diversi vescovi
 - CLXXXVI. Detto faceto di un tale su Francesco Filelfo
 - CLXXXVII. Facezia sullo stesso
 - CLXXXVIII. Di un notaio che si fece lenone
 - CLXXXIX. Istoria faceta di un tal Petrillo che liberò uno ospedale dalla canaglia
 - CXC. Storia piacevole di un tale che si servì di tutta una famiglia
 - CXCI. Del suono
 - CXCII. Del figlio di un principe che in causa della sua cattiva lingua dovette restar muto per comando del padre
 - CXCIII. Storia di un tutore
 - CXCIV. Di un frate che ebbe una comare con una graziosa astuzia
 - CXCV. Motto faceto di Angelotto su di un cardinale greco che era barbuto
 - CXCVI. Di un cavaliere corpulento
 - CXCVII. Motto faceto di un giudice ad un avvocato che citava la “Clementina” e la “Novella”
 - CXCVIII. Rimedio per evitare il freddo
 - CXCIX. Di un predicatore
 - CC. Di una giovane separata dal marito
 - CCI. Contesa di due uomini per la stessa figura negli stemmi
 - CCII. Detto faceto di un medico che dava le medicine a caso
 - CCIII. Consiglio ad un un uomo che era afflitto pei debiti
 - CCIV. Pena che fu inflitta ad omicidi Greci e Genovesi.
 - CCV. Detto giocoso su i Romani che mangiano le “virtù”
 - CCVI. Di un tale che votò un cero alla Vergine Maria
 - CCVII. Altra facezia di uno che fece voto a San Ciriaco
 - CCVIII. Di una vedova che desiderava un marito di età avanzata
 - CCIX. Di un frate che ingrossò un’abbadessa
 - CCX. Meravigliosa risposta di un fanciullo al Cardinale Angelotto
 - CCXI. Del garzone di un calzolaio che si serviva della moglie del padrone
 - CCXII. Racconto grazioso di una giovine che tirava peti
 - CCXIII. Se a Dio siano più accette le parole o le opere
 - CCXIV. Di un Egiziano che era esortato a convertirsi alla fede
 - CCXV. Di un vescovo spagnolo che mangiò le pernici per pesci
 - CCXVI. Di un matto che dormì coll’arcivescovo di Colonia e disse ch’egli era un quadrupede
 - CCXVII. Arguzia di Papa Martino contro un Ambasciatore importuno
 - CCXVIII. Di un tale che sparlava della vita del Cardinale Angelotto
 - CCXIX. Di un pazzo che irrideva un cavaliere fiorentino
 - CCXX. Come una figlia scusò col padre la sua sterilità
 - CCXXI. Si riprende l’adulterio di Giovanni Andrea
 - CCXXII. Di un frate dell’ordine de’ minori che fece il naso ad un fanciullo
 - CCXXIII. Di un Fiorentino che diceva sempre menzogna
 - CCXXIV. Di un geloso che si castrò per conoscere l’onestà della moglie
 - CCXXV. Che cosa udì un sacerdote all’offertorio
 - CCXXVI. Di un prete che predicava e sbagliò il numero e disse “cento” quando doveva dir “mille”
 - CCXXVII. Saggia risposta del Cardinal d’Avignone al Re di Francia
 - CCXXVIII. Terribile fatto avvenuto in San Giovanni Laterano
 - CCXXIX. Come fu confuso un predicatore che gridava molto
 - CCXXX. Di una giovine che fu burlata da un marito vecchio
 - CCXXXI. Le brache di un frate minore diventano reliquie
 - CCXXXII. Di un breve contro la peste, da portarsi al collo
 - CCXXXIII. Del Cardinale Angelotto cui aprirono la bocca invece di chiuderla
 - CCXXXIV. In qual modo Ridolfo prestò un buon cavallo ad uno che glie lo chiese
 - CCXXXV. La contesa di due donne fa dare una risposta degna di riso
 - CCXXXVI. Un prete ingannò un laico che voleva sorprenderlo
 - CCXXXVII. Di un tintore inglese che ebbe un’avventura meravigliosa colla moglie
 - CCXXXVIII. Confessione toscana che fu poi franca
 - CCXXXIX. Di un combattimento fra gazze e cornacchie
 - CCXL. Detto grazioso di Francesco su i figli dei Genovesi
 - CCXLI. Gesto di un Fiorentino, giusto ma brutale
 - CCXLII. Graziosa domanda di un vecchio impotente
 - CCXLIII. Detto faceto di una cortigiana alle spalle dei Veneziani
 - CCXLIV. Facezia di un ignorante che confuse i più dotti
 - CCXLV. Mordace risposta di un tale contro un mercante che dicea male degli altri
 - CCXLVI. Bella risposta di una donna ad un giovane che ardeva d’amore per lei
 - CCXLVII. Di un nobile del tempo dell’Imperatore Federico che aveva molta presunzione nelle armi ma che nulla fece
 - CCXLVIII. Di un uomo che per due anni non prese nè cibo nè bevanda
 - CCXLIX. Detto grazioso di un tale che aveva promesso di educare un asino
 - CCL. Di un prete che non sapeva se l’Epifania era maschio o femmina
 - CCLI. Di un usuraio che finse di pentirsi e fece peggio
 - CCLII. Favola degli uccelletti che non parlavano rettamente
 - CCLIII. Un tale si cinse il collo con varie catene e fu riputato più stolto
 - CCLIV. Facezia di Ridolfo signor di Camerino contro un ambasciatore che inveì contro i Signori
 - CCLV. Di un porco che rovesciò un vaso d’olio in casa di un giudice
 - CCLVI. Risposta faceta di un uomo calvo a due giovani
 - CCLVII. Di “Messer perde il piato”
 - CCLVIII. Di una canzone che piace agli osti
 - CCLIX. Faceta risposta riguardo ad un uomo magro
 - CCLX. Faceta risposta di una donna che aveva il calamaio vuoto
 - CCLXI. Risposta graziosa sulla scarsità degli amici di Dio
 - CCLXII. Di un frate di Sant’Antonio, di un laico e di un lupo
 - CCLXIII. Meravigliosa compensazione fra penitente e confessore
 - CCLXVI. Detti argutissimi di due fanciulli fiorentini
 - CCLXV. Confusione di un giovane che pisciò sulla tavola a pranzo
 - CCLXVI. Una donna fiorentina colta sul fatto ha un astuto consiglio
 - CCLXVII. Di un morto che era vivo e che portato al sepolcro parlò e fece ridere
 - CCLXVIII. Di un sofisma
 - CCLXIX. Di un mugnaio che fu ingannato dalla moglie che gli diè a mangiar cinque uova
 - CCLXX. Grazioso detto per negare la bellezza
 - CCLXXI. Risposta faceta ma poco onesta di una donna
 - CCLXXII. Osceno confronto coi denti che ciondolano
 - Conclusione
 - Indice
 
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