< Facezie (Poggio Bracciolini)
Questo testo è stato riletto e controllato.
Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
CCXLVII. Di un nobile del tempo dell’Imperatore Federico che aveva molta presunzione nelle armi ma che nulla fece
246 248

CCXLVII

Di un nobile del tempo dell’imperatore Federico che

aveva molta presunzione nelle armi ma che nulla fece.


Quando l’imperatore Federico (che morì a Buonconvento su quel di Siena) pose, come nemico, gli accampamenti a due miglia da Firenze, molti nobili presero le armi per difendere la loro città e uscirono ad attaccare i nemici nel loro campo; un millantatore, di nobile famiglia, montò, armato, a cavallo, e si slanciò di galoppo fuori delle porte della città, rimproverando la lentezza degli altri, che venivano dietro come se avesser paura, e urlando che sarebbe anche solo andato contro ai nemici. Quando correndo, e buttando le forze in queste millanterie, ebbe trascorso un miglio e vide alcuni che ritornavano coperti di ferite avute dai nemici, prese ad andar più piano e ad allentare il passo. E quando udì le grida dei nemici che combattevano co’ suoi concittadini, e vide di lontano la battaglia, si fermò. E quando uno, che aveva udite le sue millanterie, gli chiese perchè non si spingesse innanzi e non entrasse nella mischia, egli, dopo essere stato per qualche tempo in silenzio, rispose: “Non mi sento così forte e valoroso nelle armi come credevo.” Si devono pesare le forze del corpo e dell’animo per non promettere mai più di quello che si possa dare.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.