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Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
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CCXLVI
Bella risposta di una donna ad un giovane
che ardeva d’amore per lei.
Un giovane di Firenze bruciava d’amore per una donna nobile ed onesta, e spesso la seguiva in chiesa o in qualunque luogo ella andasse. E soleva dir con gli amici che e’ desiderava di trovar luogo e tempo per dirle poche parole che egli aveva già pensato e composte. Un dì di festa venne la donna alla chiesa di Santa Lucia, e uno degli amici disse al giovane che era quella l’occasione per parlarle, quando la vedesse andare al santo fonte a prendere l’acqua benedetta. Ed egli, istupidito, come se avesse perduta ogni forza, cedendo agli incitamenti dell’amico, andò vicino alla donna; e dimenticate le parole che aveva pensate, non osava nè anche parlare; e poichè l’amico gli ripeteva che era tempo di dirle qualche cosa: “Signora, disse finalmente, io sono vostro servitore.” Alle quali parole rispose la donna sorridendo: “A casa ho abbastanza e anche troppi servitori che spazzano le camere e lavano il vasellame; perciò non ho io bisogno di voi.” E tutti risero e della stupidaggine del giovane e della bella risposta della donna.