< Facezie (Poggio Bracciolini)
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Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
CLXXIV. Di un pover uomo che guadagnava colla barca
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CLXXIV

Di un pover uomo che guadagnava colla barca.


Un povero che traeva il viver suo traghettando il fiume, una sera, che non vi aveva passato alcuno, tornava tardi a casa, mesto, quando di lontano vide uno che gridava perchè lo passasse; e sperando nel piccolo guadagno, passò all’altra riva quell’uomo. Ma avendogli chiesto il denaro, quegli giurò che non ne aveva affatto e gli promise di dargli buoni consigli in premio dell’opera sua: “Come, disse il barcaiuolo, mentre la mia famiglia muore di fame, dovrò darle de’ consigli a mangiare?” “E questo soltanto, rispose, io ti posso dare.” Il barcaiuolo, molto adirato, chiese che cosa dicessero questi consigli: “Che tu, disse il viaggiatore, non devi mai trasportare alcuno senza aver prima avuto il denaro; e che tu non dica mai a tua moglie che un altro lo ha più abbondante.” Udite queste cose, e’ tornò afflitto a casa. E alla donna, che gli chiese denaro per comprar del pane, disse, che in luogo di denaro egli recava dei buoni consigli, e le narrò la cosa, e le disse i consigli che aveva ricevuti. La donna quando sentì parlar d’abbondanza, drizzò le orecchie: “Forse che, chiese, voi uomini non ne avete tutta la stessa quantità?” “Che! rispose, vi sono fra di noi grandi differenze; il nostro prete ne ha forse più del doppio,” e stendendo il braccio, le mostrò la misura. La donna, tosto accessa di voglia, volle il più presto che potè esperimentare se suo marito avesse detto il vero. Così, mutata in stoltezza quella che doveva esser sapienza, imparò il pover uomo che non si hanno a dire le cose che ci sono nocive.

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