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Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
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CXCVII
Motto faceto di un giudice ad un avvocato che
citava la “Clementina” e la “Novella.”
Dinanzi ad una curia secolare, a Venezia, trattavasi di una causa testamentaria. Erano presenti gli avvocati
delle parti, ognuno dei quali difendeva il diritto del suo cliente. Uno di questi, che era prete, citò in appoggio della sua difesa la Clementina e la Novella, riportando certi passi di quelle. Allora, uno de’ più vecchi dei giudici, al quale quei nomi erano sconosciuti e che poca aveva della sapienza di Salomone, si volse con viso severo verso l’avvocato: “Come diavolo, disse,Fonte/commento: ed. 1884 non arrossisci di nominare in presenza di uomini come noi, donne impudiche e meretrici, e di portarci le loro parole come massime di legge?” Credeva quello sciocco che Clementina e Novella non fossero leggi, ma bensì nomi di donne, che l’avvocato come concubine avesse in casa.