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Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
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LXXVIII
Il Gallo e la Volpe.
La volpe una volta avea fame, e per ingannar le galline, che sotto la scorta del gallo erano ascese su di un albero al quale essa giungere non poteva, si fe’ incontro cortesemente al gallo e lo salutò con affetto: “Che fai tu là in alto? gli chiese. Non hai dunque apprese le recenti novelle che per noi son tanto gradite?“ — “No, rispose il gallo, dimmele.” “Venni apposta e in fretta per dirtele. Si è fatto un gran congresso di animali, dove essi hanno statuita una perpetua pace fra di loro, così che non v’è più nulla a temere, nè potremo più tenderci insidie, nè farci ingiuria, ma godremo invece tutti pace e buona amicizia; ognuno d’ora innanzi potrà andar sicuro, anche solo, dove vorrà. Discendi adunque e festeggiamo insieme questo giorno.” Ma il gallo, che aveva conosciuto l’inganno della volpe: “Tu, le disse, m’hai recata grata novella e te ne ringrazio,” e così dicendo sorse su le zampe e allungò il collo come chi guarda lontano e si meravigli: “E tu che guardi dunque?” chiese la volpe. “Guardo, rispose il gallo, a due cani che vengono correndo a questa volta con le fauci spalancate.” E allora la volpe tremante: “A rivederci, disse, chè bisogna ch’io scappi
innanzi ch’essi qui giungano;” e prese di fatti a fuggire. “Oh! disse il gallo, perchè te ne vai dunque, o che temi? se la pace è fatta, non devi tu aver paura.” “Dubito, rispose la volpe, che questi cani non abbian notizia del decreto di pace.” E così l’inganno fu tolto coll’inganno.