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Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
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CXL
Racconto di Zuccaro di una donna che chiedeva
una medicina ad un prete.
Zuccaro, che fu il più gentile degli uomini, soleva narrare di una donna non brutta e che era sua vicina, la quale, essendo sterile, chiedeva spesso al prete, al quale essa si confessava, se e’ non sapesse di un qualche rimedio atto a far concepire i figliuoli. Egli alla fine accondiscese e le disse di venire da lui un giovedì, che era il giorno meglio adatto alla cosa; quando il dì venne, la donna desiderosa di figliuoli andò alla abitazione del prete, che le disse: “Io mi servirò di un incantesimo che fa sorgere molte e varie illusioni, in modo che sembra che avvengano cose, che in realtà non avvengono. Or dunque, perchè la cosa riesca, occorre costanza e fermezza d’animo. Vi sembrerà che io vi tocchi, ch’io vi baci e vi abbracci, ch’io faccia ancora quelle altre cose che suol fare vostro marito; tutto questo non è vero, ma così pare per la efficacia delle parole che si devono dire, le quali hanno appunto potenza di far parere vere cose che non lo sono.” Consentì la donna confidente alle parole del prete e disse che in niun conto avrebbe essa tenute queste stregherie. Il prete fe’ molti segni, disse all’aria molte parole, poi prese a baciar la donna e la distese sul letto. E quando ella tremante gli chiese che cosa facesse: “Non ve lo dissi poco fa, rispose il compagnone, che le cose che avreste
vedute non sarebbero state vere?” E così e’ fece due volte il piacer suo colla donna, sempre affermando che ciò non era. E così, credendo di essere stata illusa da un incantesimo, la donna se ne tornò a casa.