Questo testo è stato riletto e controllato. |
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
◄ | 148 | 150 | ► |
CXLIX
Di un giovane inesperto che non si servì
della moglie la prima notte.
Un giovane bolognese, senza ingegno e sciocco, prese per moglie una giovinetta bellissima. E la prima notte, ignaro della cosa, poichè non aveva mai avuto alcuna donna, non seppe consumare il matrimonio. Alla mattina dopo, interrogato da un amico del come le cose della notte fossero andate: “Male, rispose, perchè, dopo aver lungamente cercato di far la cosa con mia moglie, holla io trovata senza il taglio che le donne, dicono, hanno comunemente.” E allora l’amico, conosciuta l’imbecillità dell’altro: “Taci, gli disse; ti scongiuro di non farne parola, perchè è cosa di grande pudore e di grave pericolo se si viene a sapere.” Ed avendo quegli richiestolo di consiglio e di aiuto: “Io, rispose, farò la fatica per te, e se mi paghi una cena sontuosa, ti farò quel taglio; ma per far questo ho bisogno di otto giorni di tempo, perchè la è cosa assai difficile a farsi.” E lo stolto acconsentì, e di nascosto lo pose quella notte nel letto colla moglie, ed egli in altro letto solo andò a coricarsi. Dopo gli otto giorni, essendo per opera dell’amico molto larga la via, da non lasciar più alcun timore, chiamò questi il marito, e gli disse che per amor suo aveva egli molto e lungamente faticato e che finalmente aveva finito di fare quel taglio che egli voleva. La fanciulla, essa pure istruita molto, si compiacque col marito del lavoro dell’amico. E lo stolto, quando trovò la moglie forata, tutto lieto ringraziò l’amico e gli pagò la cena.