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Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
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CCLXV
Confusione di un giovane
che pisciò sulla tavola a pranzo.
Un giovane nobile ungherese, invitato a pranzo da un parente di maggior nobiltà, vi andò a cavallo, perchè stava lontano, seguito dai servi; e quando vi giunse, disceso da cavallo, si fecero incontro gli uomini e le donne, e tosto, poichè l’ora era tarda, lo portarono alla tavola che era preparata. Lavate le mani, lo posero a mensa fra due belle fanciulle, figliuole dell’ospite. Il giovane che sentiva bisogno di mingere, taceva per pudore, e non essendovi pretesto di alzarsi durante il pranzo, aveva così forte dolore alla vescica che si dimenticava di prender cibo. Tutti s’erano accorti di questa sua sospensione di animo, e che andava così lento a mangiare, e tutti lo eccitavano, quando egli, mosso dal dolore, pose la destra sotto la tavola, e di nascosto quell’affare gonfio introdusse in uno degli stivali, per lasciar finalmente andare quel liquido. In
quel punto la giovane ch’egli aveva alla destra gli disse: “Su dunque! mangiate.” E in questa gli prese il braccio, e trasse sulla tavola la mano, con quel che c’era, in modo che tutta la tavola ne fu inondata. A questo insolito spettacolo risero tutti e il giovane si fe’ rosso di vergogna.