Questo testo è completo, ma ancora da rileggere.
Poichè le membra de' Giganti immense Scettro, che d'alme gemme aureo lampeggia
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni eroiche di Gabriello Chiabrera


XLII

PER LO MEDESIMO.

Fama per monti trasvolando, e mari
     Il bel volto d’Italia rasserena;
     Carlo fra tanti orror, Sol di Lorena,
     Riede su Senna a conservar gli Altari,
     5E la nobile vita a i rischi oppone
     Per nobili Corone.
Dunque è tanto furor ne’ regii cori,
     Che Francia armata alle battaglie scenda,
     Perchè suo dritto al Vatican si renda,
     10E dentro a’ tempj suoi Cristo s’adori?
     Ah tralignati Principi, e rubelli
     De i Carli, e dei Martelli.
Or è ciò seguitar l’orme degli avi,
     Abbominar le Croci? ardere i Voti?
     15Trafigger l’Ostie sacre, e i Sacerdoti?
     Del Cielo a Pietro invidiar le Chiavi,
     E sottratte da lui porle in balía
     Di perfida eresia?
Tempo, tempo verrà, non sia che ’l Fato
     20Per le vostre minacce il corso allenti,
     Che nel dì scelto a giudicar le genti,
     Ei pur giudicherà vostro peccato.
     A che mugghiar? Questo nell’alto è fermo:
     Nullo averete schermo.

25Allor percossi dagl’incendj eterni,
     Lunge sospinti dall’aurate stelle,
     Discernerete in voi, come Babelle
     S’oppose in darno a’ fulmini superni;
     Or via con l’arme trapassate avanti,
     30Vïolenti Giganti.
Ma noi su Pindo raggiriamo i passi
     A più söave ricercar sentiero,
     Per li gioghi supremi omai Ferrero
     Dell’Aonia foresta i piè son lassi,
     35Oh chi m’adduce a’ vaghi piani erbosi,
     Si ch’ivi io mi riposi?

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.