< Fatalità (1895)
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A Marie Bashkirtseff
Hai lavorato? In alto


Da l’ampia tela, ammalïante e fisso
Mi persegue il tuo sguardo; e a sè m’attira
          3Come bocca d’abisso.

Sotto la chioma d’ôr fina e fluente
Sei tutta bianca, e le rosate nari
          6Vibran nervosamente:

Dice il labbro serrato: “Io penso e voglio:„
Dice la fronte non curvata mai:
          9“Io nacqui al lauro e al soglio.„

.... Senti. È ver che sei morta, o bionda Slava,
Che tesori d’ingegno a noi portasti
          12Dai ghiacci di Poltawa;

Che nel silenzio de le tristi nevi
Come rosa sbocciasti, e inconsumata
          15Sete di gloria avevi?...

Del genio coll’ignoto a te la guerra;
A te la fantasia che tutto sfiora,
          18E irruendo si sferra;

A te la melodia che ha preci e schianti,
Che parla, erompe, impreca e si contorce
          21Su le corde pulsanti;

A te la tela ove gioia e dolore,
E carne e sole ed anima diventa
          24Lo sprazzo del colore.

Che trionfo di vita e di baldanza.
Quanta grandezza in te, quanto futuro,
          27Che soffio di speranza!...

Fiore di landa fra le nevi aperto,
Chiamava il ritto e verdeggiante stelo
          30I cieli del deserto:

Gracil patrizia, tu gli abeti foschi
Sospiravi de l’Alpe, il mar di spuma,
          33La libertà dei boschi.

.... Or di te che rimane, o battagliera
Figlia de l’Arte?... Una ferrata cassa
          36Sotto la terra nera;

Su la cassa una croce esposta ai venti;
Dentro, fra i vermi, il tuo teschio che ride.
          39Ride, mostrando i denti.


*


.... Null’altro?... — Calma senza fine grava
Nella notte, dintorno. — Io su la tela
          42Ti miro, o bionda Slava

Il cangiante tuo sguardo m’incatena:
Qualchecosa di te m’entra nel core.
          45E tutta m’avvelena.

Un elettrico intenso si sprigiona
Dalla regal tua forma — e mi serpeggia
          48Per tutta la persona;

Ed io mi sento te. — Del martellante
Desìo d’ignoto che il tuo sen minava
          51Sento l’alito ansante.

Sento l’innata facoltà che crea;
Sento pulsar nel cérebro l’acuta
          54Vertigin dell’idea.

Vedo la morte rotear da lunge
Già guatando il mio capo; algida larva
          57S’appressa e mi raggiunge;

Come in te, tutto stralcia e tutto annienta:
Cala il corvo a gracchiar su la rovina:
          60Fuma la torcia spenta.

Nulla dunque di noi, nulla più resta?...
Io lancio al buio l’angoscioso grido
          63Dell’anima in tempesta;

Ma la terra non sa, Dio non risponde....
Ne l’infinito il gemito s’inghiotte
          66Come sasso ne l’onde.

Mentre su i dubbi de l’ignare genti,
O trapassata, il teschio tuo sorride
          69Mostrando i tersi denti,

Del tuo spirto la vivida scintilla
Ne l’esser mio che morirà tra poco
          72Arde, guizza e sfavilla.

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