< Fatalità (1895)
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Buon dì, Miseria
Sulla breccia Vegliardo


BUON DÌ, MISERIA.


A Sofia Bisi Albini.


     Chi batte alla mia porta?...
.... Buon dì, Miseria; non mi fai paura.
3Glacial come una morta
Entra: io t’accolgo rigida e secura.
Spettro sdentato da le scarne breccia,
                    6Guarda!... ti rido in faccia.

     Non basta ancor?... T’avanza,
T’avanza dunque, o spettro maledetto.
9Strappami la speranza,
Scava coll’ugne adunche entro il mio petto;
Stendi l’ala sul letto di dolore
               12Di mia madre che muore.

     T’accanisci: che vale?
È mia la giovinezza, è mia la vita!
15Nella pugna fatale
Non mi vedrai, non mi vedrai sfinita.
Su le sparse rovine e su gli affanni
               18Brillano i miei vent’anni.

     Tu non mi toglierai
Questa che m’arde in cor forza divina,
21Tu non m’arresterai
Ne l’irruente vol che mi trascina.
Impotente è il tuo rostro. — O tetra Iddia.
               24Io seguo la mia via.

     Vedi laggiù nel mondo
Quanta luce di sole e quante rose,
27Senti pel ciel giocondo
I trilli de le allodole festose:
Che sfolgorìo di fedi e d’ideali,
               30Quanto fremito d’ali!...

     Vecchia megera esangue
Che ti nascondi nel cappuccio nero,
33Io nelle vene ho sangue,
Sangue di popolana ardente e fiero.
Vive angosce calpesto, e pianti, ed ire,
               36E movo all’avvenire.

     Voglio il lavor che indìa,
E con nobile imper tutto governa,
39Il sogno e l’armonia.
D’arte la giovinezza sempiterna;
Riso d’azzurro e balsami di fiori.
               42Astri, baci e splendori

     Tu passa, o maga nera,
Passa come funesta ombra sul sole.
45Tutto risorge e spera,
E sorridon fra i dumi le vïole:
Ed io, dai lacci tuoi balzando ardita.
               48Canto l’inno alla vita!....

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