< Fatalità (1895)
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Vegliardo
Buon dì, Miseria Il canto della zappa



VEGLIARDO.


..... in chiesa. —


Prega — sei solo. — Il tardo
Passo qual triste idea qui t’ha guidato,
3O pallido vegliardo?
Forse ti parla ne la chiesa oscura
Quel Dio che ti fe’ grande e sventurato,
6Quel tremendo Signor che t’impaura?..

Passan ne la tua mente
Le rimembranze de l’età fuggita,
9Passan, gelidamente:
Ed il tetro squallor del tempo antico,
E il calvario crudel de la tua vita.
12La tua vita di servo e di mendico.

Prega. Sfiorir cogli anni
Di tua lontana gioventù solinga
15Voti, speranze, inganni.
E pur fidavi — e ti cantava in core,
E ti spronava sulla via raminga
18Il fresco inno gentil d’un primo amore.

Per quel nemico, acerbo
Destin che sotto un giogo empio curvava
21Il capo tuo superbo;
Per la tua mesta gioventù schernita,
Pe’ tuoi laceri panni ella t’amava,
24E l’orme seguitò de la tua vita...

Era bionda e sottile,
E come raggio le parlava in fronte
27Il cor grande e gentile.
Con te divise degli affanni il pondo,
De la tua povertà gli strazi e l’onte.
30E la sprezzante carità del mondo:

Poi.... s’addormì. L’assorta
Dolce pupilla al bacio tuo chiudea,
33Piccola fata smorta.
Ove fuggiva?... In qual plaga profonda,
In qual lembo di ciel si nascondea
36La tua boema innamorata e bionda?...

... Prega — sei solo. — Il tardo
Passo ben triste idea qui t’ha guidato,
39O tremulo vegliardo!
Forse ti parla ne la chiesa oscura
Quel tremendo Signor che pur t’ha dato
42Il sorriso di lei ne la sventura?...

Svanir calma e tempesta;
Omai la tua giornata è giunta a sera;
45Nulla quaggiù ti resta.
Su te mendico, servo e dispregiato,
Senza posa gravò la sferza fiera
48D’un avversa destin.... ma fosti amato!...

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