< Fatalità (1895)
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Popolana
La macchina romba Fior di plebe

POPOLANA.


Giran le spole, il fil s’attorce, io canto:
          Ho diciott’anni in core,
Due begli occhi, un telaio ed un amore,
4Vesto d’indiana e non conosco il pianto.

S’io snodo e sciolgo la mia treccia rossa
          Ove un raggio sfavilla,
Nel guardo a chi m’affisa una scintilla
8S’accende, e in petto elettrica una scossa!

Ma passo noncurante, e rido in viso
          Ai tentator loquaci;
Serbo per l’amor mio tutti i miei baci,
12E il mondo venderei pel suo sorriso!

Io l’amo; — egli è il signor della fucina,
          Egli è il re del martello:
Alto, robusto, nerboruto e bello,
16A lui dappresso sembro una bambina.

Quand’egli batte il ferro arroventato
          Dinanzi alla fornace,
E sul volto ha i riflessi della brace,
20E s’inturgida il collo denudato,

Io m’esalto per lui tutta d’orgoglio,
          E per lui tutto oblìo;
Il mio demone egli è come il mio Dio,
24E per me sola, per me sola il voglio!....

E s’io l’attendo ne la mia soffitta,
          E l’ora è già trascorsa,
Mi si strozza il respir dentro una morsa,
28E mi sento qui al sen come una fitta:

Ma un passo già risuona sulle scale....
          Già l’uscio si spalanca....
La mano trema e il labbro mi s’imbianca,
32Ma per corrergli incontro ho ai piedi l’ale....

Nero di polve e splendido d’amore,
          Affranto e sorridente,
Ecco, ei m’avvolge in una stretta ardente,
E sento sul mio cor battergli il core.

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