< Fatalità (1895)
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Vaticinio
Marchio in fronte Largo!

VATICINIO.


Raccoglie le pesanti ombre la sera
Sovra il giaciglio dove il bimbo posa.
Preme nel sonno una tristezza fiera
          4La bocca dolorosa.

Soavissima e cara un dì venìa
D’una madre la voce a questa cuna,
E, qual canto d’amor, lenta salìa
          8Trillando, a l’aura bruna;

Ed aleggiando per le chete stanze,
De la notte fra l’alte ombre perduta,
Di sorrisi parlava e di speranze....
          12Or quella voce è muta.

.... Povero bimbo senza madre, oh, posa,
Posa le membra sul diserto strame.
Domani, a la frizzante alba nevosa,
          16Ti sveglierà la fame.

Bello ne l’ingiocondo occhio superbo,
Nel serio labbro e nella fronte scura
Cui segna il fosco, inesorato, acerbo
          20Stigma de la sventura,

Predestinato del dolor, vivrai,
Sconosciuto dal mondo, a Dio sol noto,
Pensosamente sollevando i rai
          24Su, ne l’immenso ignoto:

E, solo, errante, macero, fremendo
D’inconscio sdegno fra le vesti grame,
A quell’ignoto chiederai l’orrendo
          28Perchè de la tua fame.

Pur, qual vergine palma infra i deserti
Qual fior che, sôrto da silvestri dumi,
Soavemente innalza ai cieli aperti
          32Aërei profumi,

Tu, d’abbandono e di dolor nudrito,
Tu, condannato da la sorte rea,
Lo spirto librerai nell’infinito
          36Su l’ali dell’idea.

Tu poeta sarai! Come invadente
Luce d’incendio nel silenzio nero,
Splendida sorgerà ne la tua mente
          40La fiamma del pensiero;

Poichè, se riso di beltà non resta,
Se tutto al suolo le sue spoglie rende,
Sola del Genio la possanza mesta
          44Fra le procelle splende.

Tu poeta sarai — coi gravi incanti
De la bronzea, virile arpa sovrana,
Evocherai le veglie e i lunghi pianti
          48De l’infanzia lontana;

E gli schianti ribelli, e l’impossente
Tua giovinezza, e la miseria atroce,
E la secreta nostalgia struggente
          52De la materna voce:

E qual fiero singulto, o qual lamento
D’onda che al lido querula si frange,
D’un popol tutto l’angoscioso accento
          56Che s’affatica e piange.

Te, poeta dei miseri, vissuti
Oscuramente col destino in guerra,
Dei martiri, dei prodi e dei caduti
          60Saluterà la terra:

Tutto un mondo che passa e soffre e tace,
Tutto un mondo di laceri e d’affranti.
Di suprema rivolta un grido audace
          64Avrà dentro i tuoi canti:

Per te, sorto dal nulla a la vittoria,
Della lotta su l’erta aspra e fatale,
Innamorata serberà la Gloria
          68Il suo bacio immortale.

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