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Traduzione dal tedesco di Giovita Scalvini, Giuseppe Gazzino (1835-1837)
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Faust e Mefistofele.
Faust. Che n'è? Avanzasi? ne verrem presto a capo?
Mefistofele. Bravo! io vi trovo infervorato; e Ghita è vostra fra poco. Stasera la vedrete in casa di Marta la vicina, che per una ruffiana e una strega la è dessa.
Faust. Egregiamente!
Mefistofele. Ma e da noi pure si richiede qualche cosa.
Faust. Un servigio vuole un servigio
Mefistofele. Faremo buon testimonio che le ossa di suo marito riposano in Padova in luogo sacro.
Faust. Capperi, tu se' accorto! avrem dunque da fare il viaggio prima.
Mefistofele. Santa simplicitas! Nulla è da fare; testificate, e non vogliate saperne più innanzi.
Faust. Se non sai trovare altro partito, noi siamo spediti.
Mefistofele. O, uomo da bene! Or cominciate a farvi scrupolo! Sarà forse questa la prima volta nella vostra vita che voi attesterete il falso? E non avete già voi e di Dio e del mondo e dell'uomo date formali definizioni con parole sicure, sfacciate, imperturbabili? quando dicevate: Questo gira i cieli; questo muove la mente, questo il cuore. E nondimeno, a voler mirare un po' a tondo, voi ne sapevate ancor meno di quelle materie — vol nol potete negare — di quello che sappiate ora della morte del signor Schwertlein.
Faust. Tu sei e tu sarai sempre un bugiardo e un sofista.
Mefistofele. Sì, chi non ne sapesse più in là. Perché non andrai tu dimani, senza un rimorso al mondo, a trarre di senno la povera Margherita, giurandole che l'ami dalle viscere dell'anima tua?
Faust. E di cuore glielo giurerò.
Mefistofele. E sia pure! Indi verranno le parole di amore eterno, di fede eterna; di un impulso, ordinato dai cieli, insuperabile, onnipotente. Ora usciranno pur queste dal cuore?
Faust. Cessa... usciranno! — Allorché io sento e al mio sentire, al tumultuare del mio petto io vorrei pur dare un nome, e non gliene trovo alcuno; e allora trascorrendo coll'ansia dell'anima il cielo e la terra, afferro ogni più alta parola; e la fiamma che mi arde io la dico immensa ed eterna! forse ch'io mi trastullo diabolicamente in menzogne?
Mefistofele. Io ho pertanto ragione.
Faust. Odi, e nota ben questo, — né voler più mungermi, te ne prego, il fiato dal polmone. — Chi vuoi avere ragione, purché non gli muoja la lingua in bocca, egli l'avrà indubitabilmente. Ma andiamo, che oramai tu mi hai tolto il capo. Tu hai ragione, perch'io mi sto nelle tue mani.