< Fedele, ed altri racconti
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Quarto intermezzo
Eden anto Una goccia di rhum







QUARTO INTERMEZZO



MARTINI


GAVOTTA

(Imitazione all’8ª)


(Un vecchio e una fanciulla ballano la gavotta all’aperto, conversando. A misura che la fanciulla dice, il vecchio segue).


egli ella



Leggero e grazioso
Guardami come ballo.
Dietro a te movo e poso.
Sol se tu falli io fallo.

Sorrido e vo pensando
Nel core mio, ballando,
La Lena giovinetta
Che a casa ora m’aspetta
Bisbetica vecchietta,

Leggero e grazioso
Ballate com’io ballo.
Movo col suono e poso.
Piede non metto in fallo.

Sorrido e vo pensando
Nel core mio, ballando,
Un folle giovinetto
Che adesso avria dispetto
Mentr’io col mio vecchietto
Ho placido diletto.
Lesto, messere, a voi!

Qual tratto avria vendetta,
Tempo già fu, di noi.
Eccovi i fiori in fretta.

Bello così ballare
Come si balla noi,
Pian piano, dolcemente,
E non sudar, soffiare.
Pigliarsi un accidente.

Dolce ballar così
Sul fresco prato a sera
Con te che ridi qui,
Vezzosa primavera.

Tra l’una e l’altra gota,
Un bacio, a mio vedere,
Meglio posar si suole.

Ah, tale usanza ignota
A le tue labbra fiere
Non insegnar mi duole.

Io come posso ballo
E sospirando fallo.

Porgetemi il mazzetto.

Dolce così ballare
Come si balla noi,
Ridendo, pianamente;
Il cor non s’infiammare,
Non perdere la mente.

Dolce ballar così
Sul fresco prato a sera
Or che odorosa è qui
Tepida primavera.

O l’una o l’altra gota
Baciatemi, messere.
Come gavotta vuole.

M’è vostra usanza ignota;
Amabil cavaliere
Baciar così non suole.

Ballate com’io ballo
Che piè non metto in fallo.

Lasciate il sospirare,
Follia ch’è stata è stata;

Mi muove a sospirare
La bocca tua rosata,
Vorrei dimenticare
Ch’è a sera la giornata.

Il tuo parlar m’offende
E non l'umida notte,
Amara mi riprende
Tristezza e non le gotte.
Miglior di te era Lena.

I prati attraversando
A la nascente luna
Meco verrò ammirando
Si come ancor fortuna
A naufragar ci mena
In savia etate, quando
Ne tenta una sirena.
Addio, torno a la Lena.
Vado a trar lei di pena,
Bella, addio, buona notte,
     buona notte.
Buona notte.

Potrò dimenticare
Che fui così baciata.

Posiam, forse v’offende
Omai l’umida notte,
La tosse vi riprende.
Vi mordono le gotte.
Messer, ite a la Lena.

Ed io sui prati errando
A la nascente luna.
Cantando andrò, lodando
Mia vita e mia fortuna
Si placida e serena;
Con riso andrò pensando
Quale follia vi mena
Tutti ad un laccio stretti,
Vecchietti e giovinetti.
Messer, ite a la Lena,
Ite a trar lei di pena,
Ite ite, buona notte, buona
     notte.
Buona notte.

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