< Fedele, ed altri racconti
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Il fiasco del maestro Chieco Eden anto







TERZO INTERMEZZO



BOCCHERINI

MINUETTO IN la


Secolo xviii. Una festa da ballo.


La scena rappresenta un elegante gabinetto a pian terreno fra la sala da ballo, zeppa di gente, e il giardino. Musica. Un cavaliere e una dama ballano il minuetto.

DAMA (ballando)

Sebben rido così, sospiro nel mio cuore.


CAVALIERE (ballando)

Sebben rido così, è il riso mio dolore.


(Riverenze)

M’inchino a Lei, signora.

DAMA

Signore, a Lei m’inchino

CAVALIERE

La musica è dolcissima, è splendido il festino.

(Si avvicinano ballando)

Doman sarò lontano, ti stringo in fantasia
Sul cor, ti bacio gli occhi, ti do l’anima mia.

(Si allontanano)

Ballar bisogna e ridere, avendo a gola il pianto.

DAMA (ironicamente)

Sì, sì, ballare e ridere; siamo felici tanto!

(Riverenze)

CAVALIERE

M’inchino a Lei, signora.

DAMA

Signore, a Lei m’inchino.
Che grazia, che malizia nel trillo del violino!

(Si avvicinano)

CAVALIERE

Cedi, t’adoro, vieni, parti con me se m’ami!

DAMA

Non dir così, l'eterna sventura mia tu brami.

(Si allontanano)

È gaio il minuetto, ma pur talvolta piange.

CAVALIERE

È gaio il minuetto, ma pur il cor mi frange.

(Riverenze)

M’inchino a Lei, signora.

DAMA

Signore, a Lei m’inchino.
Oh guardi, alate maschere salgono dal giardino.

Entra una mascherata di Zefiri

GLI ZEFIRI

Siam venti correnti dal gelo a l’ardor,
Da l’ombre al fulgor.
Dal tedio al piacer;
Soffiamo nei cor
Furor di goder;
Siam Zefiri a Venere ministri e ad Amor.

Se teme e non osa sul labbro salir
Un dolce sospir,
Se langue e non rien
La voce al desir
D’un fervido sen,
Desiri e sospiri a noi tocca dir.

Da i vezzi e gli arcani d’un mondo sì bel
Ogn’invido vel
N’è caro turbar.
Modestia crudel
Nol deve negar;
Siam aure innocenti, spiranti dal Ciel.

(Escono gli Zefiri)

DAMA (ballando)

Rida! Con la sua dama v’era lo sposo mio.

CAVALIERE

Il caso è assai bizzarro, ma rider non poss’io.

(Riverenze)

M’inchino a Lei, signora.

DAMA

Signore, a Lei m’inchino.

(Piano)

Io rido, sì; quei Zefiri soffiato ha qua il destino.

(Si avvicinano)

Io rido, sì, ti giuro seguirti ovunque vai,
Io rido, sì, oh mio amore! Non mi lasciar più mai.

(Si allontanano. Riverenze.)

M’inchino a Lei, signore.

CAVALIERE

Signora, me Le inchino.

(Pianissimo)

Dio, come muor di gioia il trillo del violino!



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