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  Figlio mio dilettoso, in faccia laude
non con discrezion, sembrame, m’archi;
lauda sua volonter non saggio l’aude,
se tutto laudator giusto ben marchi.

  Perché laudar te non cor me l’aude,5
tutto che laude merti a laude marchi;
laudando sparte bon del valor laude,
legge orrando di saggi e non di marchi.

  Ma se, che degno sia, figlio m’acorgo,
no amo certo guaire a te dicími,10
ché volonteri a la tua lauda accorgo

  la grazia tua che, padre, dícimi,
ché figlio tale assia pago corgo,
pur che vera sapienza a poder cimi.


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