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Libro quarto - Capitolo 120
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Cominciaronsi adunque i due amanti a far festa l’uno all’altro, e ciascuno i disiderati baci sanza numero s’ingegnava di porgere all’altro. Forte saria a potere esprimere la gioia e l’allegrezza di loro due: ma chi tal bene già per suoi affanni gustò, qual fosse il può considerare. E mentre in questa festa dimorano, Biancifiore dimanda che sia del suo anello, il quale Filocolo nel suo dito gliele mostra. - Omai - disse Biancifiore - non dubito che l’agurio ch’io presi delle parole di tuo padre, quando davanti gli presentai il paone, non venghino ad effetto, che disse di darmi, avanti che l’anno compiesse, per marito il maggior barone del suo regno: e certo di te intesi, di cui io non sono ora meno contenta, avvegna che passato sia l’anno, che se avanti avuto t’avessi, pure ch’io t’aggia -. A cui Filocolo disse: - Bella donna, veramente verrà ad effetto ciò che di quelle parole dicesti; né credere che io sì lungamente aggia affannato per acquistare amica, ma per acquistare inseparabile sposa, la quale tu mia sarai. E fermamente, avanti che altro fra noi sia, col tuo medesimo anello ti sposerò, alla qual cosa Imineo e la santa Giunone e Venere, nostra dea, siano presenti -. Disse adunque Biancifiore: - Mai di ciò che ora mi parli dubitai, e con ferma speranza sempre vivuta sono di dovere tua sposa morire; e però levianci di qui, e davanti alla santa figura del nostro iddio questo facciamo: elli, nostro Imineo, elli la santa Giunone e Venere ci sia -.

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