< Filocolo < Libro quarto
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Libro quarto - Capitolo 121
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Levatasi adunque Biancifiore e copertasi d’un ricco drappo, e similmente Filocolo, davanti alla bella imagine di Cupido se n’andarono, e quella di fresche frondi e di fiori coronata, davanti ad essa accesero risplendenti lumi, e amenduni s’inginocchiarono. E Filocolo primamente cominciò così a dire: - O santo iddio, signore delle nostre menti, a cui noi dalla nostra puerizia avemo con intera fede servito, riguarda con pietoso occhio alla presente opera. Io con fatica inestimabile qui pervenuto, cerco quello che tu ne’ cuori de’ tuoi suggetti fai disiderare, e questa giovane con indissolubile matrimonio cerco di congiungermi, al quale congiungimento ti priego niuna cosa possa nuocere, niuno vivente dividerlo né romperlo, niuno accidente contaminarlo, ma per la tua pietà in unità il conserva: e come con le tue forze sempre i nostri cuori hai tenuti congiunti, così ora i cuori e’ corpi serva in un volere, in un disio, in una vita e in una essenzia. Tu sii nostro Imineo; tu in luogo della santa Giunone guarda le nostre facelline e sii testimonio del nostro maritaggio -. A questa ultima voce, la figura, dando con gli occhi maggiore luce che l’usato, mostrò con atti i divoti prieghi avere intesi, e movendosi alquanto, verso loro inchinando, si fece ne’ sembianti più lieta. Per che Biancifiore, che simile orazione avea fatta, disteso il dito, ricevette il matrimoniale anello; e levatasi suso, come sposa, vergognosamente dinanzi alla santa imagine baciò Filocolo, e egli lei. E dopo questo, correndo n’andò al letto di Glorizia, dicendo: - O Glorizia, leva su, vedi ciò che gl’iddii per grazia hanno voluto di quello che noi questa sera e ieri tanto ragionammo -. Levossi Glorizia, mostrandosi nuova di ciò che Biancifiore le diceva, e venuta in presenza di Filocolo gli fece mirabilissima festa; e veduto ciò che fatto aveano, contenta oltre misura disse: - E come, così tacitamente da voi tanta festa sarà celebrata sanza suono? Negati ci sono gl’idraulici organi e le dolci voci della cetera d’Orfeo e qualunque altro citerista, ma io con nuova nota supplirò il difetto -. E preso un bastonetto, tutti e quattro i cari alberi percosse, e quindi dolcissima melodia in diversi versi si sentì: la quale tanto, quanto di loro fu piacere, durò. Ma dopo molti ragionamenti, già gran parte della notte passata, ciascuno, fatti tacere i canti, al letto si ritornò.

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