Questo testo è completo. |
◄ | Libro quarto - 154 | Libro quarto - 156 | ► |
Le notturne tenebre, dopo i loro spazii, trapassano, e Titan, venuto nell’aurora, arreca il nuovo giorno. Levansi gli amanti, e l’amiraglio e Ascalion e’ suoi compagni: e venuti nella presenza di Filocolo, Filocolo domanda da potere sacrificare, però che avanti a tutte l’altre cose vuole i voti e le promessioni fatte persolvere. Piace all’amiraglio, e le necessarie cose apprestano. Visita adunque Filocolo per Alessandria tutti i templi, e quelli di mortine incorona. Egli a Giunone uccide il tauro e a Minerva la vacca e a Mercurio il vitello; a Pallade le sue ulive e a Cerere frutta e piene biade, e a Bacco poderosi vini, e a Marte egli co’ suoi compagni offerano le penetrate armi, e a Venere e al suo figliuolo, e a qualunque altro dio o dea celestiale o marino o terreno o infernale offera degni doni, sopra gli altari di tutti accendendo fuochi; e ’l simigliante fa Biancifiore, e Ascalion e i suoi compagni, e con loro l’amiraglio e molti cittadini, solvendo infinite promissioni fatte a diversi iddii per la salute di Biancifiore. Adempiute le promissioni fatte da Filocolo e da Biancifiore la notte del loro lieto congiugnimento, contenti tornano alla real casa da molti accompagnati, dove riposati con festa s’assettano alle tavole poste, e prendono gli apparecchiati mangiari, con l’amiraglio insieme.