< Filocolo < Libro quarto
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Libro quarto - Capitolo 27
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Alla destra mano di Longanio sedea una bellissima donna piacevole assai, la quale, come quella questione sentì per la loro reina essere terminata, così con dolce favella cominciò a parlare: - Inclita reina, diano le vostre orecchie alquanto audienzia alle mie parole, e poi per quelli iddii che voi adorate, e per la potenza del nostro giuoco, vi priego che utile consiglio diate a’ miei dimandi. Io di nobili parenti discesa, sì come voi sapete, nacqui in questa città, e fui di nome pieno di grazia nominata, avegna che il mio sopranome Cara mi rapresenti agli uditori. E sì come nel mio viso si vede, io ricevetti dagl’iddii e dalla natura di bellezza singulare dono, la quale, il mio nome seguendo più che il mio sopranome, l’ho adornata d’infinita piacevolezza, benigna mostrandomi a chi quella s’è dilettato di rimirare: per la qual cosa molti si sono ingegnati d’occupare gli occhi miei del loro piacere, a’ quali tutti ho con forte resistenza riparato, tenendo il cuore fermo a tutti i loro assalti. Ma però che ingiusta cosa mi pare che io sola la legge, da tutte l’altre servata, trapassassi, cioè di non amare, essendo da molti amata, ho proposto d’innamorarmi. E posponendo dall’una delle parti molti cercatori di tale amore, de’ quali alcuno di ricchezze avanza Mida, altri di bellezza trapassa Ansalon, e tali di gentilezza, secondo il corrotto volgare, più che altri sono splendenti, ho scelti tre, che igualmente ciascuno per sé mi piace: de’ quali tre, l’uno di corporale fortezza credo che avanzerebbe il buono Ettore, tanto è ad ogni pruova vigoroso e forte; la cortesia e la liberalità del secondo è tanta, che la sua fama per ciascun polo credo che suoni: il terzo è di sapienza pieno tanto, che gli altri savi avanza oltra misura. Ma però che, come avete udito, le loro qualità sono diverse, io dubito di pigliare, trovando nell’antica età ciascuna di queste cose avere diversamente i coraggi delle donne e degli uomini piegati, sì come Deianira d’Ercule, Clitemestra d’Egisto, e di Lucrezia Sesto. Consigliatemi, adunque, a quale io più tosto, per meno biasimo e per più sicurtà, io mi deggia di costoro donare -.

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