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Venuto adunque già Titan ad abitare con Castore, un giorno, essendo il tempo chiaro e bello, Filocolo si mosse per andare verso la torre: alla quale essendo ancora assai lontano, verso quella rimirando, vide ad una finestra una giovane, alla quale nel viso i raggi del sole riflessi dal percosso cristallo davano mirabile luce; per che egli imaginò che la sua Biancifiore fosse, dicendo fra sé impossibile cosa essere che il viso d’alcun’altra giovane sì lucente fosse o essere potesse. Per che tanto disio gli crebbe di vederla più da presso e d’adempiere ciò che proposto aveva, che, abandonate insieme le redine del cavallo con quelle della sua volontà, disse: - Certo, se io dovessi morire, poi che io non posso te avere, o Biancifiore, e’ converrà che io il luogo ove tu dimori abbracci per tuo amore -. E in questo proponimento col cavallo correndo infino al piè della torre se n’andò: dove disceso con le braccia aperte s’ingegnava d’abbracciare le mura, quelle baciando infinite fiate, e quasi nell’animo di ciò che faceva si sentiva diletto.