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Biancifiore rimasa con Glorizia sola nel gran palagio del suo padre, essendo già in Roma dimorata molti giorni co’ suoi zii, sanza conoscerne alcuno, né osante di dire alcuna cosa a’ dimandanti, o dimandare, tutta in sé ardeva di disio di conoscere i suoi, i quali Glorizia per adietro le avea detto; per che così a Glorizia cominciò a dire: - O Glorizia, o donna mia, ove sono i gran parenti, i quali già mi dicesti che io qui troverei? Ove i molti abbracciari? Ove la gran festa della mia venuta? Oimè, io non ho ancora niuno veduto, né tu mostrato me n’hai alcuno. Deh, perché alcuno almeno non me ne mostri? Io dubito che tu non m’abbi gabbata, e datomi ad intendere quello che non è vero, per venire a vedere la tua Roma, ov’io ancora a nessuno ti vidi parlare. Certo io mi pento già d’essere qui venuta per tale conveniente, che io non conosca né sia da alcuno conosciuta, ché in verità già per vedere alti palagi o intagliati marmi io non avrei il mio Florio dal suo intendimento svolto -. A cui Glorizia rispose: - Tanto a te e a me convien sostenere, quanto piacere sarà di Florio, che taciturnità n’ha imposta -. E fra sé di dire come dalla sorella carnale della sua madre e da’ fratelli del suo padre era onorata, tutta ardea, e similemente di farsi a Clelia conoscere, a cui piccola giovane era stata congiunta compagna, e ora, più d’anni piena, da lei non era riconosciuta, e ancora alcuno de’ fratelli le parea aver veduto in compagnia di Mennilio; né d’avere avuto ardire d’abbracciarlo, tutta si consumava. E stando essa e Biancifiore in questi ragionamenti, sopravenne Clelia, da loro lietamente ricevuta, e ruppelo loro, narrando ciò che udito aveano. A’ quali ragionamenti Filocolo sopravenne: e se non fosse che a Biancifiore accennò, che già costei le parea riconoscere per zia, quivi erano scoperti. Ma Biancifiore, vedendo Filocolo, chetò alquanto l’ardente disio, sperando che tosto con li loro si rivedrebbono.