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Libro quinto - Capitolo 88
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Camminando costoro per alcuna giornata, partiti da Corduba lieti, e ragionando delle bene avvenute cose per adietro, essi pervennero a’ piè d’uno altissimo monte, in una profonda valle, la quale tutta d’ossa bianchissime biancheggiava; di che Florio molto si maravigliò e Mennilio; e chiamarono a sé un vecchio scudiere, non sappiendo pensare essi che ciò si fosse, e dimandaronlo se mai udito avesse per che quel luogo d’ossa sì pieno si mostrasse. A’ quali il vecchio scudiere rispose: - Io molte volte ho udito il perché, e certo ancora mi ricorda ch’io il vidi -. - E quale è la cagione? - disse Florio. A cui lo scudiere, però che Mennilio vedeva e Biancifiore, non rispose, ma stette alquanto, e poi disse: - Signor mio, camminiamo avanti, e alla vostra tornata io vel dirò -. - In verità noi non ci partiremo - disse Florio, - che tu nel dirai -. - E se col mio dire - disse lo scudiere - io vi porgo turbazione, di ciò non sarà mia la colpa -. - No - rispose Florio; - sicuramente qual fosse la cagione interamente ne conta -. - Certo, signor mio - disse egli allora, - in questo luogo tra infinita moltitudine di cavalieri di vostro padre, di questo monte discendenti, e tre piccole schiere di Lelio, padre di Biancifiore, fu asprissima battaglia, e io la vidi: e ben che quelli di Lelio, e Lelio similemente, molti de’ vostri cavalieri uccidessero, vigorosamente difendendosi, ultimamente essi morti qui tutti rimasero; a’ quali non essendo sepoltura data, e de’ romani e degli spagnuoli insiememente mescolate, consumate le carni, qui l’ossa vedete -.

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