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Florio, novello re, fattisi venire i ragunati tesori dal padre, e quelli liberamente dona a’ suoi baroni, e non consente che niuno sanza grandissimo dono si parta da tanta festa. E poi con loro insieme per la terra andando, ovunque egli viene fa festa multiplicare; e festeggia sempre seco avendo i cari compagni del suo pellegrinaggio, e quelli onora e sopra tutti gli altri vede volentieri, e a coloro dà i grandissimi doni: e a dare a ciascuno il suo regno gli paria far poco. E durata per molti giorni la festa grandissima sanza comparazione, gli amici e’ servidori del re Florio contenti disiderano di rivedere le loro case e cercano congedo, il quale il re Florio come può lieto concede. Caleon torna a Calocepe, Fileno a Marmorina, Mennilio e Quintilio e gli altri giovani romani con le loro donne, e con grandissimi doni lieti ricercano Roma, e con loro il reverendo Ilario. Il quale prima in quella non giunse, che con ordinato stile, sì come colui che era bene informato, in greca lingua scrisse i casi del giovane re: il quale, con la sua reina Biancifiore ne’ suoi regni rimasi, piacendo a Dio, poi felicemente consumò i giorni della sua vita.