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Piangendo allora la reina, che pur Florio fermo a tale andata vedea, così disse: - Figliuolo, poi che né priego né pietà ti può ritenere, prendi questo anello, e teco il porta, e ognora che ’l vedi della tua misera madre ti ricordi. Egli fu dello antichissimo Giarba re de’ Getuli, mio antico avolo: e acciò che tu più caro il tenghi, siati manifesto ch’egli ha in sé mirabili virtù. Egli ha potenza di fare grazioso a tutte genti colui che seco il porta, e le cocenti fiamme di Vulcano fuggono e non cuocono nella sua presenza, né è ricevuto negli ondosi regni di Nettunno chi seco il porta. Il mio padre, pacificato col tuo, quando a lui per isposa mi congiunse, il mi donò acciò che graziosa fossi nel suo cospetto. Egli ti potrà forse assai valere se ’l guardi bene. Priegoti che, se vai, il tornare sia tosto: e priego quelli iddii, i quali, vinti da’ molti prieghi, graziosamente ti ci donarono, che essi ti guardino e conservino sempre, e a noi tosto con allegrezza ti rendino -. Prese Florio l’anello, e quello per caro dono ritenne; e lei lasciata, a suoi compagni si ritornò.